USA East Coast – 7

6 maggio – Cap May, NJ

Si comincia subito con una pista ciclopedonale lungo la spiaggia, che nel pomeriggio e nei giorni festivi è vietata alle bici, è facile immaginare quale caos ci sarebbe in questa zona molto turistica. Ben presto usciamo sulla US-1 e troviamo una larga bike lane (corsia ciclabile) che ci permette di uscire dalla città in sicurezza.

Ci mancano ancora tre stati

Per attraversare la Baia del Delaware ed arrivare in New Jersey, dobbiamo prendere un traghetto per circa un’ora e mezza. Ci fermiamo a comprare una buona bottiglia di vino da offrire agli ospiti di questa sera e, già che ci siamo, una mini di rum per il sottoscritto che si è trattenuto fino ad oggi.

Arrivati al traghetto, scopriamo che non è consentito imbarcare alcolici (probabilmente le armi sì) e l’addetto ai biglietti ci chiede di aprire le borse per un controllo. Incrociamo le dita e cominciamo da quella che non contiene le bottiglie; il solerte funzionario non guarda il resto, avrà deciso che gli sportivi non bevono alcolici, ci dice che tutto è ok e che le bici salgono per prime. Bottiglie salve. Mavaff*** sembra di essere ancora all’epoca del proibizionismo.

Due stati in un solo giorno

Scesi dal traghetto dopo soli 6 chilometri siamo a casa di Mark e Carol che ci ospiteranno per la notte. Chiacchierando in cucina davanti all’ottima cena, Carol ci parla di uno strano tipo arrivato da loro tempo fa, viaggiava con una maschera da sci come occhiali ed una tuta bianca. Ci mostra una fotografia e lo riconosciamo subito, è lo stesso personaggio incontrato da noi nell’agosto 2022 in uno sperduto paesino della California. 350 milioni di abitanti, un paese grande come l’Europa ed abbiamo incrociato la stessa persona sulla costa opposta degli USA.

7 maggio –  Absecon, NJ

Questa notte è piovuto, quindi è meglio aspettare qualche raggio di sole prima di metterci in strada. Dopo aver salutato i nostri ospiti e coccolato i tre bellissimi cani della famiglia, ci dirigiamo subito verso una  pista ciclabile. “Seguitela e puntate sempre verso nord paralleli alla US-9 per 80 miglia, non vi sbaglierete”, suggerisce Mark. Concatenando una serie di piste ciclabili lontane dal traffico, attraversiamo dei piccoli comuni tutti simili uno all’altro, con quartieri residenziali non lussuosi ma ben curati ed immersi nel verde. Nei giardini ci sono tantissime azalee in piena fioritura, incrociamo qualche leprotto e un enorme serpente nero.

Pausa pranzo prima di attraversare l’ennesimo ponte.

Oggi tappa corta per motivi logistici di possibilità di alloggio, non ci lamentiamo, ogni tanto ci vuole.

8 maggio – Seaside Park, NJ

Creando l’itinerario di oggi sul navigatore e App varie, i nostri dispositivi ci suggerivano un giro lunghissimo, ma visto che ultimamente si sbagliavano spesso, noi decidiamo di seguire la strada più diretta. La US-9 in questa zona è senza traffico e ci dovrebbe far arrivare a destinazione in poche ore. A pochi chilometri, ecco la sorpresa! Navigatori vs. ciclisti, 1-0.  Siamo obbligati a cercare un’alternativa autorizzata alle bici che non posso passare sul Mullica River Bridge, quindi inizia una bella variante che porterà l’odometro a superare abbondantemente i cento chilometri.

Warthon State Forest
Durante l’impollinazione di oggi

Pedalando nella Warthon State Forest sui lunghi rettilinei della pineta guardiamo la foschia in lontananza, ma dopo un po’ ci accorgiamo che non è foschia ma polline. Arriveremo a fine giornata ricoperti da una fine polvere gialla. Questa sera ci consoliamo con un buon hamburger in uno dei pochi ristoranti aperti di Seaside Park, una località marittima che nella stagione morta è di una tristezza deprimente.

Ore 19 lungo la passeggiata lungomare
La passeggiata dopocena

9 maggio – Middletown, NJ

Oggi è l’ultima tappa in New Jersey e non possiamo lamentarci né della strada, né del panorama. Cominciamo subito riattraversando la zona turistica della cittadina e non possiamo fare altro che confermare il nostro pensiero di ieri: i posti di mare estremamente turistici in estate, sono tristemente deprimenti fuori stagione.

Soste pranzo a bordo strada

Più ci avviciniamo a destinazione, più aumentano le belle casette. La nostra analisi immobiliare è che dall’altra parte della baia c’è New York e queste sono le seconde case sulla spiaggia. Sosta pranzo su una panchina e poi arriviamo a Highlands, NJ la visibilità non è il massimo ma il profilo è inconfondibile il World Trade Center e gli altri grattacieli sono di fronte a noi.

New York City

Anche se uffialmente il nostro East Coast Tour finirà domani all’imbarco del traghetto per Manhattan, possiamo dire di avercela fatta.

35 giorni, 2.800 km, 8 stati; da domani direzione Canada lungo l’Empire State Trail, non è ancora finita.

USA East Coast – 6

2 maggio – Virginia Beach

Dopo solo un chilometro dal campeggio, entriamo in Virginia e siamo al nostro quinto stato.

2212 km

Incontriamo due cicliste locali che ci suggeriscono un itinerario in campagna lontano dal traffico delle highway. Nei canali accanto alla strada si scorgono tartarughe di varie dimensioni, ma altrettante spiaccicate sull’ asfalto. Arriviamo velocemente in città, località turistica e conosciuta anche per la più grande base aeronavale del mondo. Facciamo un po’ di chilometri sulla ciclabile lungomare, all’ombra di una fila ininterrotta di alberghi e sopra la nostra testa il rumore continuo dei caccia. Gli ultimi chilometri saranno fatti sul sentiero che attraversa il First Landing State Park, una oasi urbana. A pochi passi dalla spiaggia, eccoci a casa di Diane che ci ospiterà per ben due notti permettendoci una giornata di riposo.

Diane ci ha lasciato le indicazioni per entrare in casa, lei è in giro in bici e tornerà domani. Ci stupisce sempre l’incredibile spirito di accoglienza e la fiducia dei nostri ospiti Warm Showers.

3 maggio – Virginia Beach

Dopo un mese di viaggio, finalmente, ci prendiamo una vera giornata senza bici. La mattina ce ne stiamo un paio di ore in spiaggia con un bel sole ed un venticello piacevole.

Verso la spiaggia con attrezzatura d’ordinanza
Vita da pensionati

Tornando a casa passismo da un negozio di bici per comprare lo sgrassatore per pulire la nostra catena che è in uno stato pietoso e chiedo anche se hanno uno spray anti-cane per rimpiazzare quello che Air Canada mi ha sequestrato (ammesso dalla TSA, ma a Quebec hanno deciso altrimenti).

Nel pomeriggio arriva la nostra padrona di casa che accompagneremo allo zoo cittadino per la serata Bike Night. Diane è responsabile dell’organismo Spinclusion, un’associazione che porta a passeggio anziani e handicappati su biciclette adattate.

I due anziani allo zoo con Diane

Putroppo il tepore della mattina è sparito e questo pomeriggio siamo passati a 14 gradi, un gelo! Tornati a casa, cena con scambio culturale di ottimi ravioli all’ italiana in cambio di un paio di birre IPA artigianali.

4 maggio – Onley, VA

Indossati maglioncino e giacchetta che terremo per tutto il giorno, ci dirigiamo verso il casello del ponte-tunnel che attraversa la Chesapeake Bay. Attendiamo il nostro autista che carica le bici su un pickup, e dopo 40 minuti e circa 28 km, ci porta dall’altra parte della baia pagando una miseria. Servizio ottimo!”

Pedalando lungo una strada di campagna vicino a un gruppo di case, un grosso cane parte improvvisamente all’attacco senza abbaiare. Il provvidenziale acquisto di ieri viene messo alla prova: Manuela impugna il suo clacson da nautica da oltre 100 decibel, mentre io utilizzo il mio nuovo repellente per cani. Senza rallentare, aspettiamo che il cane si avvicini a un paio di metri e come veri snipers entrambi colpiamo,  annientando il nemico. I nostri polpacci sono salvi e il cane non subirà conseguenze grazie allo spray specificamente approvato dai veterinari.

Come dice la pubblicità: Usato dai postini del U.S. Postal Service da più di 30 anni

Il vento continua a soffiare forte e sarà contrario per l’intera giornata, rendendo difficile trovare la motivazione per pedalare, soprattutto considerando che il paesaggio circostante non offre molta ispirazione. Attraversiamo una zona rurale, con una serie di piccoli paesini anonimi che si sono sviluppati lungo una ferrovia ormai in disuso. Dopo una ventina di chilometri sulla US-13, con qualche veicolo che ci sorpassa troppo da vicino, raggiungiamo il nostro albergo. È una tappa qualunque, tra quelle da dimenticare, avventura “canina” a parte.

5 maggio – Ocean City, MD

Cielo molto grigio, ma la temperatura è più accettabile rispetto a ieri. Iniziamo a pedalare in campagna su stradine sperdute, incrociando pochissime auto. Il paesaggio è diverso da quello dei giorni scorsi lungo la costa, qui attraversiamo campi coltivati e qualche fattoria. In generale la zona sembra piuttosto povera con tante case mobili e altre abitazioni talmente sgarrupate che sembrerebbero abbandonate.

Passiamo il confine con il Maryland su una stradina quindi niente cartello di benvenuto nel nuovo stato, ma solo una riga bianca a terra ed il cambio del colore dell’ asfalto. Arriviamo a Pocomoke City e, considerando che oggi è domenica, ci arrischiamo a prendere la hwy US-113. Saggia decisione, asfalto bello, shoulder di oltre 3 metri e venti chilometri in meno. Oggi un po’ più di 100 km, zero traffico, nessun inseguimento di cani e domani si ritorna sul mare.

Welcome yo Maryland

USA East Coast – 5

24 aprile – Carolina Beach State Park

Oggi tappa corta con un eccellente temperatura per pedalare. Per arrivare al traghetto di Cape Fear (forse qualcuno ha visto il thriller del 1991 con Robert De Niro, Nick Nolte, Jessica Lange, la casa dell’avvocato era proprio qui) ci sono circa 50 km, alla partenza incontriamo Mike un ciclista di St. Louis che va come un treno, facciamo la traversata di mezz’ora assieme e poi lui parte per Wilmington, mentre noi ci fermiamo dopo soli 15 km in un bel campeggio di un parco statale.

25 aprile – Surf City, NC

Torna il caldo, il vento contro ed un bel pezzo di strada trafficata. Attraversiamo  Wilmington, una città portuale di circa 100mila abitanti. Seguiamo il percorso suggerito per le bici che zigzaga tra quartieri molto diversi : nuovissimi, decisamente poveri, con belle case storiche e una zona industriale vicino al fiume Cap Fear. Faremo più chilometri, ma è il solo modo per evitare il più possibile la solita US-17. Questo pomeriggio siamo contenti di attraversare l’ennesimo ponte che ci porta sulla Topsail Island nella località turistica di Surf city, perché usciamo dal casino della hwy e saremo ospiti di Eric, un insegnante di inglese gentilissimo, che ci accoglie nella suo appartamento con vista oceano. Una bella serata trascorsa a chiacchierare del più e del meno e cena con ravioli all’astice made in Italy by Rana.

26 aprile – Carteret, NC

Come d’accordo, Eric ci mette alla porta alle 7 di mattina e cominciamo a pedalare con 14° ed un cielo grigio; fortunatamente, dopo meno di 20 km ci fermiamo dal solito McDonald’s per un caffè caldo.

Oggi passeremo vicino al Camp Lejeune, un’immensa base (una volta e mezza Milano) del corpo dei Marines; non potendo attraversarla dovremo farne il giro su un tratto di pista ciclabile. Jacksonville è una città che dipende economicamente dalla presenza dei militari, a volte fino a 100.000 persone. Lungo la strada ci fermiamo al memoriale dedicato ai caduti della II guerra mondiale e del Vietnam, impressionante il muro di vetro con incisi i nomi dei caduti.

Questa notte alloggeremo in un hotel vicino al ponte che domani ci porterà sull’ Emerald Isle, un bel posto di mare dove avevamo trascorso le vacanze in camper qualche anno fa con la nostra allora bimba.

27 aprile – Otway, NC

Emerald Isle, è una striscia di terra parallela alla costa, una lunga ininterrotta spiaggia di sabbia dal lato dell’oceano. La ciclabile di una trentina di chilometri passa a lato della strada principale, ma noi preferiamo passare dalla strada che permette l’accesso al mare. A destra e a sinistra una serie di casette, villette e condomini. Belle, brutte, nuove e vecche, sono quasi tutte residenze per le vacanze, quelle sulla destra hanno spesso accesso privato diretto al mare. La costa Est degli USA è totalmente sabbiosa dalla Florida a New York dove si può trovare finalmente qualche scogliera, come la riviera adriatica per circa 2.500 km.

Spiagge a Emerald Isle

Finita l’isola ci aspettano tre ponti, il secondo veramente stretto (sarebbe consigliabile farlo a piedi sul piccolo marciapiedi). Prima di arrivare al traghetto per le Outer Banks, questa notte sosta in un campeggio a metà strada. La vecchia megera, che al telefono sembrava un uomo, ci accoglie con sigaretta in bocca e ci chiede 30 $ in contanti, naturalmente senza fattura, i cessi sono un vero cesso, sporchi e vecchi. La zona è invasa da micro moscerini e zanzare che ci mangeranno vivi.

28 aprile – Cedar Island

Abbandoniamo con piacere l’ignobile campeggio e partiamo in direzione del prossimo che sarà accanto alla partenza del traghetto di domani. Oggi siamo su un tratto di strada per noi tra i più belli fatti fino ad ora in questo giro; a destra e sinistra acqua, sterpaglie e traffico quasi nullo dato che ci sono solo tre traghetti al giorno e la strada finisce al pontile. Questa zona è scarsamente popolata e molte case sono anche state abbandonate dopo un uragano molto distruttivo nel 2011. Dove potersi sedere un po’ all’ ombra per bere il nostro thermos di caffè? Sui gradini di una chiesa Battista.

Cedar Island

Siamo quasi al campeggio e c’è un piccolo incidente. Per chi non conoscesse il video “Do veto ‘more” ne consiglio la visione è molto eloquente.

‘more si è distratta…
…e l’impronta è stata fatta

Comunque, l’unica ferita è stata all’orgoglio ed un polso indolenzito.

29 aprile – Waves, NC

Oggi il traghetto parte alle 7:30 quindi ci si sveglia presto per poter smontare la tenda,  preparare un thermos di caffè per fare colazione durante le oltre due ore di navigazione  e presentarci all’ imbarco in tempo.

Traghetto verso Ocracoke

Arrivati ad Ocracoke sosta per rifocillarsi in un mini‐supermercato e poi ripartiamo alla ricerca di una panca all’ombra per pranzare prima di riprendere un secondo traghetto. La panca la troviamo ancora dietro una chiesa Battista,  poi via in direzione del farò di Cape Hatteras per la foto di rito della mia collezionista di fari.

Peccato che oggi non si possa vere nulla dato che la struttura è nascosta dalle impalcature dei lavori di restauro.

Continuiamo a pedalare su queste strisce di terra o meglio lunghe barriere di dune di sabbia circondate dall’ oceano dove le case sono tutte costruite su piloni. Arriviamo allo stesso campeggio di 10 anni fa, la proprietaria di oltre settant’anni è sempre la stessa, ma noi siamo attrezzati diversamente… le foto del prima e dopo spiegheranno tutto.

Volevamo fare una giornata di riposo, ma il vento ci spinge (nel senso letterario della parola) a continuare, quindi domani niente cazzeggio ed ancora in sella.

30 aprile – Point Harbor, NC

Il vento è diminuito, ma ancora presente; oggi saranno 75 km ed il caldo è tornato. Arriviamo a destinazione abbastanza lessati, dopo aver attraversato ponti lunghissimi e mangiato un po’ di sabbia. Questa sera saremo ospiti di Nicholas e Dawn (Warm Showers) che ci fanno piantare la tenda nel loro grande giardino affacciato sulla laguna Currituck Sound III. Ci verrà servita anche un’ ottima cena sulla terrazza di casa. La giornata di oggi ci fa apprezzare ancora di più la scelta di aver voluto pedalare sugli Outerbanks e non all’interno. Per domani si deciderà cosa fare, la truppa ha bisogno di riposare.

1 maggio – Knotts Island

Dopo una buona colazione preparataci dai nostri ospiti, partiamo per Knotts Island. Ieri sera abbiamo avuto il piacere di conoscere un’altra coppia di persone molto ospitali  con i quali abbiamo chiacchierato sul modo di vivere, sulla mentalità del volersi arricchire ad ogni costo, sulla famiglia ed i viaggi. Riconfermato che la comunità dei ciclisti-viaggiatori è veramente diversa, più aperta alla diversità, allo scambio di idee e con meno paranoie.

Ciclisticamente, la tappa di oggi era abbastanza noiosa, in parte su una highway trafficata. Per fortuna tappa corta, con una sosta intermedia per aspettare l’ennesimo traghetto e con sprint finale di 15 chilometri per riuscire a montare la tenda scappando da un temporale; siamo riusciti a non bagnarci.

Il traghetto per Knotts Island
…ed il campeggio

USA East Coast – 4

20 aprile – Charleston

Dopo un pomeriggio di riposo ed una notte in un buon letto, si riparte per un centinaio di km, praticamente sempre sulla US-17. Ci avevano detto che era trafficata, ma non c’è alternativa. In effetti la giornata non sarà piacevole, per il traffico o per il nulla?

La US-17, un corridoio di asfalto e niente altro

Una ventina di chilometri con poco traffico, poi altri 20, 30, 40 con molto traffico. Superiamo un pickup della manutenzione strade, un ragazzo ci urla: Attenti al traffico… e agli alligatori.  Sarà la solita battuta per i turisti, ma dopo qualche chilometro passiamo accanto ad un piccolo alligatore di una sessantina di centimetri spiaccicato da un’auto, troppo pericoloso fermarsi a fotografarlo, dovete crederci sulla parola. Stiamo pedalando a fianco di immense paludi, quindi speriamo non ne escano altri.

Arriviamo a Charleston e ci dirigiamo alla marina, il nostro cortese ospite è un ingegnere originario della città di Québec che da anni ha deciso di abbandonare il Canada e adesso vive sulla sua barca a vela di 15 metri. Discutendo del più e del meno con lui, scopriamo un’altra chicca sulla cultura media degli statunitensi. Il nostro top fino ad oggi era un’intervista fatta a degli studenti di Harvard che non sapevano quale fosse la capitale del Canada. Quando un vicino di casa ha saputo da dove veniva, ha chiesto a Patrick se il Canada fosse a Nord o a Sud… per fortuna che gli USA sono un paese con solo 2 confini…no comment.

Una tipica single house di Charleston, SC

Usciamo a cena facendo una lunga passeggiata nel centro storico con Patrick che ci fa da guida turistica nella holy city.

21 aprile – Georgetown, SC

Dopo aver passato la notte cullati nella cabina della barca, ci svegliamo con un bel cielo grigio che ci preannuncia una giornata umida. Riattraversiamo il centro storico di Charleston con le belle case dall’architettura e colori particolari, prima di affrontare una bella salita sul ponte Arthur Ravenel dal quale possiamo ammirare la penisola della città. Una deviazione in un quartiere residenziale ci fa evitare il traffico della US-17 per una ventina di chilometri e poi con un leggero vento contrario e la pioggia arriviamo a a Georgetown dopo 112 km.

Arthur Ravenel Jr. Bridge

Qualche riflessione sulle strade della Carolina del Sud: si vedono quasi più chiese che stazioni di servizio (…God, Country, Guns…), le strade sono molto poco bike friendly, il poco rispetto per l’attuale presidente Biden sempre preso in giro nei numerosi cartelli pubblicitari pro Trump, come un furgone decorato con una grande foto di Biden vicino a quella di un teschio.

22 aprile – Myrtle Beach

È piovuto tutta la notte e questa mattina usciamo dalla camera con 14°, c’è chi si mette i pantaloni lunghi, ma entrambi partiamo con la giacca antivento.

Pubblicità politica USA ovunque

Dopo aver superato un ponte cercando di restare in piedi a causa di un vento di intensità patagonica, procediamo sulla US-17 Business, spesso su piste ciclabili e su strade residenziali, una giornata tranquilla dopo molto tempo malgrado il vento contrario. Pausa pranzo sulla spiaggia con power-nap (una pennichella in italiano antico) e poi ci dirigiamo verso Myrtle Beach a casa della premurosa famiglia che ci ospiterà questa sera. Il bel quartiere residenziale in cui vivono ha tutti nomi di vie di località italiane. Loro vivono in Lazio, siamo passati da Montalcino, Lombardia, Viareggio, Tuscany, Grosseto…ci sentiamo a casa!

C’è sempre qualche *** che approfitta degli indifesi che dormono
Surfside Beach

23 aprile – Shallotte, NC

Bella serata a casa di Zander e Kai, una coppia adorabile che ci ospita con Archie, il loro bimbo di 18 mesi e 2 bei gattoni. Cena preparata da Manu e un bottiglia di vino Malbec da bere in compagnia. Riceviamo nuovi punti di vista sulla vita e la politica in USA e nel resto del mondo, parliamo di figli e figlie.

Abitanti di Myrtle Beach

Oggi i chilometri non sono molti, la prima trentina sono pedalati in quartieri residenziali, quasi tutti costruiti su vecchi terreni da golf (sport molto praticato da queste parti), poi qualche chilometro sulla solita highway 17 per biforcare su strade secondarie che attraversano varie località com il nome “…Beach“, ma non vedremo mai l’oceano, solo tanti laghetti ed il conosciuto canale Intracoastal Waterway.

Siamo al supermercato e stiamo mettendo la spesa nelle borse, l’addetto ai carrelli ci chiede se stiamo facendo un lungo viaggio e vuole dettagli sul percorso. Ad ogni frase esclama “Siete fantastici”, poi, come se fosse un’ evidenza, ci chiede se siamo armati e rispondendogli negativamente, ci dice di stare attenti perché “…gli americani sono pazzi…io oggi non ho la mia arma perché sono al lavoro, ma quando viaggio porto sempre la mia P38 o la calibro 9”. Comunque, Stay safe e…Amen!

Ed oggi siamo entrati in North Carolina.

USA East Coast – 3

13 aprile- St. Augustine

Gli incontri Warm showers si stanno rivelando, come speravamo, un modo piacevole per conoscere meglio la cultura e le abitudini di un paese. Dobbiamo ammettere che all’inizio eravamo un po’ scettici sull’efficacia del “sistema” di questa ONG, ma fino ad oggi abbiamo fatto belle esperienze come il nostro host di ieri con il quale abbiamo potuto chiacchierare, nonostante i suoi impegni personali, nel suo gradevole giardino.

Tomoca State Park

Il percorso di oggi sarà in parte lo stesso di due anni fa per il Southern Tier, con una bella variante suggeritaci da Stephen, il passaggio dal Tomoca State Park, una trentina di km tranquilli in una fitta foresta di querce e camerus. Poche auto ed un tunnel verde fino alla FL100 che ci riporta sulla A1A in riva al mare.

Da qui riconosciamo alcuni scorci fino a St. Augustine Beach, stessa spiaggia, stesso mare e notte anche nello stesso hotel.  Domani passaggio dal Bridge of Lions che ci darà accesso alla più vecchia città americana.

No comment…

14 aprile – Jacksonville, FL

Il centro storico di St.Augustine è caratteristico, ben mantenuto nella sua architettura spagnola, giriamo tra i vicoletti la mattina presto quando non è ancora invaso dai turisti domenicali. Poi si pedala quasi sempre sul A1A, la shoulder è buona e non ci sono pericoli. Rispetto ai giorni precedenti, la sabbia delle spiagge è più fine e grigia. Oggi faremo sosta caffè e pranzo in due parcheggi di accesso alle spiagge, qui sono quasi sempre dotati di WC, tettoie con tavoli per riposare all’ombra.

La tappa odierna finirà a casa di Dan, un host WS, orgoglioso delle sue origini italiane, chef e maestro birraio, che ha lavorato in un ristorante “stellato” di Washington DC. In gioventù ha attraversato in maniera avventurosa e poco ortodossa il Nord America e vissuto vari anni in Europa. Nessuno stress per Manuela che ha cucinato una pasta alla carbonara allo chef.

Dan

15 aprile Kingsland, GA

Dopo pochi chilometri un po’ troppo trafficati arriviamo al traghetto di Mayport, solo qualche minuto per attraversare la foce del fiume St. Johns, il fiume più lungo della Florida. I nostri amici pellicani ci osservano dal molo e non sembrano infastiditi dal va e vieni delle barche.

Mayport

Il Little Talbot State Park lo attraversiamo su ciclabile, poi è la volta di Fernandina Beach, che è nella lista delle più belle zone della Florida.

Little Talbot State Park

Un fu** you rivoltoci da due giovani su un pickup perché abbiamo rallentato la loro corsa di qualche secondo visto che la strada in brevissimo tratto non aveva la corsia di emergenza. Pausa pranzo all’ombra di una tettoia di una chiesa presbiteriana; siamo in mezzo al nulla, bisogna ingegnarsi. Oggi l’umidità ci fa veramente faticare, ma quasi a destinazione superiamo il confine tra Florida e Georgia prima di arrivare in campeggio.

Notte al fresco con moscerini e zanzare che ci tormentano fin dall’inizio.

16 aprile – Darien, GA

Come mettiamo il naso fuori dalla tenda, ricominciamo a scacciare moscerini e zanzare. Ritorniamo sulla US -17 e pedaliamo per circa 30 km su un rettilineo. La classica strada che vorresti dimenticare, unico punto positivo gli alberi alla nostra destra che ci regalano una bella ombra.  Fino a qui, questa parte della Georgia è piuttosto monotona dal punto di vista paesaggistico, possiamo dire un enorme acquitrino.

Arriviamo a Darien dove siamo ospiti WS nella casa isolata nel bosco di Fred e Renée con i quali andremo a cena in un ristorante che offre una menù a base di pesce locale: gamberetti e granchio. Nel canale sotto la terrazza vediamo due occhi spuntare dall’acqua, aspettiamo un paio di minuti e “l’amico” si mostra meglio: il nostro primo coccodrillo!

17 aprile – Savannah, GA

Nonostante il cielo sia velato fa già caldissimo e non è piacevole pedalare. Attraversando un ponte per superare l’ennesimo stagno-fiume-canale, ci viene in mente quanto Fred ci ha raccontato dell’ inseguimento di un ladro da parte della Polizia locale. Arrivato ad un posto di blocco, il ladro abbandona l’auto e si mette a correre verso l’entroterra. La polizia invece di inseguirlo, si siede commentando: In meno di un’ora sarà di ritorno, ci penseranno i coccodrilli od i serpenti o gli insetti”. Il ladro  è  riapparso dopo nemmeno 15 minuti! Pensiamo anche a quello che accadeva agli schiavi che cercavano la libertà fuggendo…

I chilometri passano, e dalla mia lista di canzoni del giorno parte “L’Amérique pleuredel gruppo québécois “Les cowboys frigants“. Proprio mentre siamo vicini ad un’uscita della Interstate ninety-five non possiamo fare altro che condividere il testo della canzone. Continuiamo verso nord, il caldo, il traffico e le punture di zanzare non aiutano, ci compriamo due piatti surgelati e ci chiudiamo nella camera di un hotel lungo la strada a dormire.

18 aprile – Savannah

Dobbiamo affrontare circa 30 chilometri di strade molto trafficate per raggiungere il centro della città di Savannah. In periferia la città è abbastanza squallida,  attraversiamo quartieri molto poveri prima di arrivare nel centro storico. Passiamo il pomeriggio a scoprire le caratteristiche stradine acciottolate, le belle e signorili case storiche, la passeggiata lungo il river ed approfittiamo delle panchine nelle piazzette ombreggiate dalle maestose querce coperte di muschio. Che delusione hanno tolto la panchina di Foresta Gump…ma noi abbiamo fatto ugualmente la foto. 

La chiesa di San Giovanni Battista

Alle 17 siamo da Robert, fotografo professionista, un WS che vive in centro in una classica vecchia casa. Ancora un’ottima accoglienza e ci troviamo anche la cena pronta a base di tacos.  La serata finisce come al solito con scambi di opinioni su paesi visitati e progetti futuri.

19 aprile – Yamassee, SC

Su consiglio di Robert prendiamo il traghetto che ci porta fuori città evitando un  trafficatissimo ponte e poi ci dirigiamo sulla US-17, unica strada oltre alla highway US-95.

Su traghetto
Talmadge Memorial Bridge

Ci ritroviamo in una zona di lavori stradali senza shoulder e piuttosto trafficata, la classica strada che noi definiamo: Ti ho amato tanto e ricordati, non fiori ma opere di bene. Fortunatamente, dopo circa 20 km, la maggior parte del traffico passa sulla US-95 e noi continuiamo sulla stessa strada fino a destinazione, monotona, ma questa volta con pochissimo traffico. Quando ci fermiamo al cartello del confine di stato della Carolina del sud sembra di essere in un forno talmente fa caldo. Ls solita breve sosta in un piccolo supermercato in cui si parla esclusivamente spagnolo e poi è la volta dell’hotel, nessun campeggio in vista per tende anche da queste parti.

E due fatti!
Cartellone pubblicitario nella Bible Belt

USA East Coast – 2

7 aprile – Hollywood, FL

Dopo una abbondante colazione in albergo, con l’addetta al servizio che parlava solo in spagnolo, si parte verso Miami Beach. Inizialmente pedaliamo sul Dade Trail che corre vicino ad una strada preferenziale per gli autobus. La lingua che sentiamo parlare agli incroci è sempre lo spagnolo, come anche in spagnolo sono le pubblicità sui cartelloni a bordo strada. Piccola considerazione su chi vorrebbe rispedire a casa tutti i latini, ma chi pulirebbe le case, le camere degli alberghi, chi taglierebbe l’erba o raccoglierebbe le famose arance della Florida?

Welcome to Miami

Arriviamo ai grattacieli di Miami, oggi è domenica e non c’è traffico, possiamo quindi goderci il paesaggio urbano e pedalare con il naso all’ in sù per osservare l’architettura di questa città dove tutto è a dismisura.

L’ architettura è carina e ricercata, ma se non ci fosse l’accesso al mare anche Miami sarebbe simile ad altre città USA. Dopo aver attraversato l’ennesimo ponte con vista su file di immensi e lussuosissimi yacht ci ritroviamo a Miami Beach. Per km zigzaghiamo tra bici e pedoni sul sentiero perfettamente pavimentato lungo la spiaggia. Qui non si sente più parlare lo spagnolo ma spesso l’italiano. Perché ci domandiamo? Ovvio! Perché venire qui è trendy, ci viene anche il Fedez…

Le spiagge di Miami Beach

Le Ferrari, Maserati, Rolls Royce e Bentley si sprecano, come anche l’esposizione di chirurgie estetiche non sempre discrete e della pacchianeria all’ennesima potenza. Noi invece, dopo essere passati sotto una, due, tre Trump Tower, giriamo a sinistra ed arriviamo da Jeff il nostro primo Warm Showers. Jeff affitta le camere di casa sua e dorme in una tenda in giardino. Cena italiana preparata dalla mia dolce metà, grandi ciacole di viaggio e questa sera dormiremo nel suo capanno adibito a sala musicale e garage per bici. Niente cinque stelle per noi ma un incontro che solo chi viaggia come noi può fare. Grazie Jeff, speriamo che le nostre strade si incrocino ancora e che tu possa continuare a vivere nel modo che preferisci. Sei una persona unica.

Jeff

8 aprile – Lake Worth, FL

Dopo un’ottima notte si riparte verso quella che sarà la nostra seconda destinazione Warm Showers: Lake Worth.

La giornata comincia con dei giri poco interessanti per evitare l’aeroporto di Fort Lauderdale e poi si arriva in una Rimini con dei casermoni stile HLM della periferia Parigina. La situazione però cambia velocemente con il riapparire sulla strada delle esclusive supercar. Scopriamo che il nostro Palladio aveva lavorato anche in Florida, passiamo in parte a ville con colonne doriche, con stili da Via col vento, neo-classiche o neo-kitsch. L’elogio all’opulenza e, spesso, al cattivo gusto, la perfezione dei giardini ci affascinano quanto ci fanno sorridere le parti di finta erba a bordo strada.

Arriviamo a casa di Jean-Marc, un belga che vive qui da una trentina di anni. Ex-triatleta, gestore di appartamenti, manager IT, inventore di gadget da corsa (Fitly) e di curiosissimi estintori personalizzati, geniale! Oltre ad offrirci una comoda notte in casa, con sorpresa ci viene anche preparata una eccellente cena a cui seguirà un’abbondante colazione. Senza dimenticare la piacevole conversazione che ci ha fatto andare a dormire a ore non consone per dei cicloviaggiatori affaticati.

9 aprile – Stuart, FL

Lasciato anche il nostro premuroso ospite, oggi è la volta delle ville di West Palm Beach e poi di Jupiter Island, ancora più ricche di quelle di ieri e del passaggio davanti all’ingresso di Mar-a-Lago. Girando l’occhio verso una immensa proprietà rosa dove sventola un’ altrettanto immensa bandiera americana ci diciamo che è la classica pacchianata, e solo dopo pochi kilometri durante una sosta ci viene in mente che JM ci aveva detto che saremmo passati davanti alla casa di Donny proprio oggi. Indovina che cosa era la casa kitsch? Mar-a-Lago!

Non ragioniamo di lor, ma guarda e passa, diceva qualcuno. Noi ci facciamo la pausa pranzo vicino ad una bella spiaggia, peccato non poter rinfrescarci tuffandosi in acqua, da quando siamo partiti sventola sempre bandiera rossa. Riusciamo anche ad incontrare i nostri amici di Québec, Louise e Paul, che sono qui in vacanza. Un bel modo per terminare una bella giornata.

Pausa pranzo all’ombra

Negli ultimi due giorni abbiamo pedalato lungo le spiagge e i quartieri più esclusivi della Florida, il panorama? Bellino, ma facendo il verso ad un vecchio ritornello che sentivamo ogni volta che obbligavamo nostra figlia “la Princess” a camminare nei boschi vicino a casa (betulle e abeti, abeti e betulle… Rocce) qui potremmo dire: palme e sabbia, sabbia e palme… Bentley! Per i nostri gusti, niente a che vedere con le spiagge ben più selvagge della California.

10 aprile – Melbourne, FL

Risveglio con un bel vento sostenuto e finalmente da dietro, la gioia massima per ogni ciclista.

Pellicano

Raggiungeremo la destinazione di oggi dopo 126 km a 23 kmh di media. Le gambe vanno bene, le chiappe molto male…e lo sguardo sempre girato a destra verso le spiagge e l’oceano. Si segue sempre la strada A1A che passa sulla serie di isole parallele alla terra ferma, l’unico dislivello sono il su e giù dei ponti.

Bellezze in spiaggia

Panorama simile a quello dei giorni passati.

11 aprile – Titusville

Oggi richiedo una tappa corta, sono diversi giorni che pedaliamo, sono un po’ stanco e nel pomeriggio Windy prevede un temporale (che in effetti accadrà).

Anche oggi il canale che ci divide dall’ oceano è un susseguirsi di belle case, alcune moderne altre storiche, ognuna con il suo molo privato. Essendo però meno sontuose di quelle dei giorni precedenti, fuori a tagliare l’erba, meno verde e  non perfetta, non ci sono numerosi operai ma il proprietario.

Tappa non molto entusiasmante, capita sempre in un lungo viaggio, non lamentiamoci.

13 aprile – Port Orange

Due anni fa avevamo dormito in un campeggio di questa cittadina, quest’anno sarà a casa di Stephen, un altro Warm Showers. Quando lo contattiamo ci risponde che arriverà dopo di noi, ma che la porta di casa sarà aperta, le lenzuola cambiate ed il frigo pieno. Fate come a casa vostra.

Ed in effetti così sarà, bisogna dire che la fiducia di certe persone è notevole. Peccato che il mondo non sia così ovunque, si vivrebbe meglio e con più rispetto.

Ciclisticamente gli 80 km di oggi sono stati i migliori dall’inizio del viaggio, tre quarti della giornata li abbiamo passati su una ciclabile utilizzata in parte anche due anni fa all’inizio del nostro Southern Tier. Panorama monotono, ma molti incontri “animaleschi” e lontani dal brusio del traffico.

USA East Coast – 1

2-3 aprile

Québec – Key West

Ore 3:30 un solerte funzionario della sicurezza aeroportuale mi sequestra lo spray anti-cane dalla scatola-valigia. Lo spray è approvato dalla TSA ma non da Air-Canada che nel suo regolamento dice di seguire le regole della TSA…mistero….

Ore 7:05 Volo Quebec – Montreal – Fort Lauderdale, FL.

Ore 14:00 usciamo dal parcheggio del noleggio auto con il nostro Dodge Ram Laramie 3.6 l, per la prima volta seduti su un immenso truck.  Oggi non dovremo litigare per caricare in auto le scatole delle bici e partire in direzione di Key West, il punto più meridionale degli Stati Uniti.
L’idea per il nostro primo tour del 2024 è quella di raggiungere il confine canadese restando il più possibile sulla costa atlantica. Dove effettivamente arriveremo non lo sappiamo, speriamo molto a Nord rispetto al punto di partenza, non facciamo programmi per scaramanzia. Conosciamo solo la data limite, il 10 giugno quando arriverà a casa il nostro grande amico di scalata Alberto che è iscritto alla Ultra Trail Gaspesia e quindi dovremo organizzare l’accoglienza con conigliette e limousine come da lui richiesto.

Da dopodomani si comincia a pedalare.

Come è piccolina la Madame

4 aprile – Marathon, FL

Ieri pomeriggio, dopo una fila di mezz’ora abbiamo fatto la foto d’obbligo al punto più a Sud degli USA. Poi siamo passati vicino alla casa di Hemingway, molto carina, ma con una lunga fila per entrarvi, ci accontentiamo della vista del giardino e dei muri da fuori.

E si ricomincia…

Durante la notte nel campeggio con piazzola a bordo oceano, ci siamo beccati un bel temporale con un fulmine caduto non molto lontano da noi. Partenza con calma verso Nord lungo la unica e sola strada principale US1, a volte si esce dalla corsia di emergenza su una ciclabile che corre a lato e di qualità più o meno buona.

Per questa notte abbiamo trovato un motel vecchiotto, ma molto pulito, nessun campeggio accetta le tende. Prezzi da 4 stelle, ma bisogna accettarli visto il livello turistico della regione. Il tipo di clientela delle Keys non arriva in bicicletta ma atterra negli hangar della MILION AIR!

5 aprile – Key Largo, FL

Per fortuna siamo a livello del mare e la costa Est è completamente piatta, l’unica difficoltà è il vento che come al solito è sostenuto e contrario. I tre mesi di inverno dopo Cuba non hanno aiutato.

Uno dei tanti ponti delle Keys

La strada delle Keys è lunga all’incirca 200 km, domani torneremo “sul continente”. Cosa dire del posto? Carino, ma niente più visto dalla terra ferma, di sicuro è un’ altra cosa se visitato in barca o per chi adora la pesca. A bordo strada, nei giardini delle case e nei vari porticcioli di vedono enormi motoscafi e file di canne da pesca di tutte le dimensioni. Molto scenici alcuni scorci con l’acqua turchese, ma anche tanti vecchi ponti abbandonati o file di piloni elettrici in mezzo al mare. Vero che per certe amministrazioni il rispetto per l’ambiente non fa parte delle priorità, ma…

Il bagno è un opzione

6 aprile – Miami, FL

Al bivio della US 1 noi teniamo la destra e cominciamo a pedalare finalmente nel silenzio, siamo in un parco su una striscia di terra, ma il mare si vede raramente. Dopo una trentina di chilometri, piccola sosta snack e durante la pausa arriva un gruppo di una cinquantina di ciclisti latini accompagnati da un’auto apri strada ed un furgone scopa. Anche loro si fermano nella stessa piazzola e possiamo ammirare la fauna. Pinarello, Wilier, BMC… senza considerare i completini alla moda di Rapha e Maap, sembra di essere nella Via Monte Napoleone della bici.

Un nuovo amico a Islamorada

Si riparte, passiamo il cartello di uscita dalle Keys ed entriamo nell’area metropolitana di Miami. I quartieri sono piuttosto popolari, la lingua che sentiamo alle fermate d’autobus è lo spagnolo, ma noi seguendo il Dade Trail arriviamo velocemente in albergo evitando il traffico di questa città. La camera e molto spaziosa e per cena decidiamo di comprarci un buon pollo allo spiedo da consumare con un ottima birra IPA.

Riflessioni pedalando nella solitudine

Dopo due settimane che pedalavo nel deserto tra New Mexico e Texas, scrissi ad una coppia di amici che ero veramente stufo di quella monotonia grigio-marrone; mi risposero che forse un italiano ed il deserto non sono compatibili. Ricordai che ero appena stato nella Terra del Fuoco, altro posto di steppe e aree semi-deserticche e non avevo avuto la stessa sensazione, perché?
Riflettendo ho provato ad analizzare i due ambienti come viaggiatore. Quando viaggiavamo verso la fin del mundo ogni due o tre ore incrociavamo la stradina di ingresso ad un’estancia e, in lontananza, si scorgeva una macchia di vegetazione che indicava l’esistenza di un’abitazione; al cancello, nove volte su dieci, c’era un riparo più o meno grande, più o meno in buono stato, più o meno pulito, nel quale ogni viandante poteva ripararsi dal sole, dalla pioggia, dal vento.
In Texas?  Notice: Private property, no trepassing!
In Terra del Fuoco, quando arrivavamo in un hostal od in qualsiasi altro posto, ci accoglieva un sorriso, mangiavamo in cucina con i proprietari, discorrevamo di qualsiasi cosa con i commensali di un ristorante, eravamo persone tra le persone.
In Texas? Quando entri in un distributore a comperare un caffè, il proprietario con la pistola al cinturone come Tex Willer, ti chiede con tono non proprio amicale da dove vieni, dove vai e ti fa notare che hai uno strano accento.
In Terra del Fuoco quando ci fermavamo a mangiare il nostro panino seduti in un riparo sulla strada, chi passava, anche se era la polizia, ci salutava cordialmente.
In Texas? Quando mangi un panino seduto su un guardrail in mezzo al deserto e passa il Border Patrol, ti viene chiesto se va tutto bene… grazie… ma ti viene anche fatto un mezzo interrogatorio da dove vieni e dove vai, etc…
In Terra del Fuoco, quando ti fermi a guardare cosa ci faccia un autobus in mezzo al nulla, scopri che è l’abitazione di un vecchio pescatore settantenne che offre un caffè a chi si ferma da lui a scambiare quattro parole, rifiuta di essere pagato e si vergogna a ricevere in compenso due banane “perché potrebbero servirti”.
In Texas? Fuori da un ranch trovi un cartello con scritto: We don’t call 911. This property is protected by second amendment oppure si avvisano i fedeli che in chiesa non è consentito portare armi oppure si scrivono cartelli del tipo: Country, God and Gun.
Forse sono queste le piccole cose che fanno trovare lungo il passaggio nel deserto meridionale degli USA e invece ti fanno trovare la motivazione per continuare a pedalare controvento nell’inospitale Tierra del Fuego.

Southern Tier – Da Johnson City a Austin– Day 36/38

25 APRILE – AUSTIN
Distanza: 82 Km (2 766)
Dislivello: 758 (19 724)
Meteo:🌦️     

Appena pronti inizia a piovere oggi su e giù leggero inizialmente in campagna, poi più ci si avvicina Austin più aumenta il traffico, solita campagna carina ma niente di più.
Domani dobbiamo passare sulla TX-290 per un chilometro ed è la seconda volta che affrontiamo il traffico di questa strada; ci sarebbe già bastata la prima quando la avevamo percorsa per un brevissimo tratto. Finalmente, poi si entra in zone residenziali tranquille o con bike lane.
Facciamo la spesa prima di arrivare in albergo, dormiamo due notti al WYNDHAM GARDEN, la fregatura è che quando arriviamo in hotel ci dicono che lo shuttle per l’aeroporto non c’è più e dobbiamo riorganizzarci da soli.

26 APRILE – AUSTIN
Distanza: 25 Km (2 790
Dislivello:  189 (19 913)
Meteo: 🌥️

Oggi ci si sveglia con molta calma e verso le 10 partiamo per un giro della città in bici; Manuela ha preparato un itinerario di 25 km per visitare il centro.

Grattacieli di Austin

Solita zona con grattacieli vetrati, interessante il Campidoglio con giardini e statue varie e belle che ricordano la guerra con il Messico, Fort Alamo, l’emancipazione dei neri, continuiamo con una pedalata nel parco e sulla riva del Lady Bird Lake su una bella ciclabile.

Statue dedicate all’emancipazione degli afro-americani

Durante il ritorno, passiamo da un murale con il nome di Austin per la foto finale del nostro viaggio e lungo una via con negozi vari.

Il murale Austin

La città è piuttosto cara, ci chiedono 10-15 $ per un frullato freddo. Oggi è caldissimo, ma almeno non è piovuto.

27 APRILE – AUSTIN
Distanza
: 8 Km (2 798)
Dislivello: 24 (19 937)
Meteo: ☀️

Abbiamo noleggiato un’auto per poter visitare SAN ANTONIO, ad un paio d’ore di autostrada da qui. Ci era stato detto che la città è carina, un po’ come Québec. Parcheggiamo con difficoltà proprio vicino alla Missione Alamo, un posto che tutti ricordano per il famoso massacro avvenuto nel 1836 durante la rivoluzione texana.

Fort Alamo

Avvicinandoci alle rovine scopriamo di essere arrivati proprio il giorno della parata dedicata all’annuale Battaglia dei Fiori un evento che esiste da anni.

La parata della Battle of Flowers

Facciamo un giretto sulle rive del canale che passa in centro e scopriamo che le due ore e mezzo di parcheggio pagate per errore al posto dell’intera giornata, sono più che sufficienti. Non c’è più altro da visitare.

Il canale di San Antonio

Facciamo ancora un giretto in un parco cittadino, ci rimettiamo in auto per tornare al nostro albergo e finire di inscatolare armi e bagagli. Domani comincia il lungo volo di ritorno verso casa con un volo che ci porterà prima a Charlotte e poi a Montreal dove riprenderemo la nostra auto e ritroveremo la nostra princess.            

Foto di fine anno scolastico, lo stivale ben in vista è per mostrare l’orgoglio di essere texane

Note sul viaggio

La nostra decisione di terminare il viaggio ad Austin è stata presa soprattutto per l’impossibilità di entrare in Houston in bicicletta ed il percorso suggerito dalla ACA passava molto fuori città.
Come al solito, dopo un viaggio, faccio sempre la mia classifica delle cose positive e negative. Cosa dire di questo giro? Direi poco, a parte qualche bello scorcio: i saguaro in Arizona, la fioritura nel deserto, Ocotillo e l’Emory Pass affrontato in completa solitudine. Il viaggio lo ho trovato mentalmente faticoso, perché a tratti molto monotono, lo avrei finito a Del Rio, arrivare ad Austin è stata dura.
Consiglierei questo giro? Certamente, ma per fare una prestazione sportiva. Gli USA hanno altri bellissimi posti da visitare, come i parchi a Nord ed a Ovest.

Note tecniche

Giorni di viaggio: 38
Distanza percorsa: 2.800 km
Metri di dislivello positivo: 20.000 metri circa
Tappa più lunga: 133 km
Forature: ZERO!!! Grazie ai nostri magnifici pneumatici
Incontri di altri ciclisti sul Southern Tier: Una coppia inglese, una coppia del Minnesota, altre due coppie americane, Greg Youle dell’Idhao, un altro ciclista solitario del Massachussetts.

Southern Tier – Da Sanderson a Johnson City – Day 29/35

18 APRILE – SEMINOLE CANYON S.P.
Distanza: 133 Km (2232)
Dislivello: 796 (15693)
Meteo: 🌥️

Prima di partire passiamo al negozio del distributore per comprare qualche cazzata dolce per la colazione e la sorpresa di oggi è che dopo neanche 10 km, sembra che io abbia forato. Non smontiamo la ruota, ma cerchiamo di trovare la causa e troviamo nelle due bici ben 5 spine di cactus. Provo a pompare la mia ruota posteriore che, fortunatamente, ritroverò dura e piena anche la sera dopo quasi 11 ore di viaggio. Grazie agli Schwalbe Marathon Plus Tour che montiamo da quasi 10.000 km e, nonostante siano quasi in fin di vita ci hanno permesso di non avere mai nemmeno una foratura.

Grazie Schwalbe…

Dopo 35 km siamo a DRYDEN, presso un imbalsamatore, è l’unico posto nel raggio di decine di chilometri per poter prendersi un caffè. Quando entriamo nel locale siamo accolti da una signora sorridente al banco del negozietto, ci giriamo e vediamo il proprietario che gira in negozio con la pistola al cinturone. Good morning Sir! esclama lui, noi rispondiamo e partono le solite domande: Da dove venite, dove andate. Dicendogli che siamo canadesi, il “pistolero” addirittura accenna un sorriso. Ammettiamo però che almeno il caffè è buono.

Pausa caffè a Dryden

Si continua fino a LANGTRY a 98 km dalla partenza, sosta provvidenziale, poiché siamo cotti dal sole, non c’è altro posto in cui fare una sosta e manca parecchio a destinazione, senza dire che la nostra acqua comincia a scarseggiare. Ci dirigiamo al Museo del giudice Bean e troviamo aria condizionata e acqua. Al WAGON WHEEL STORE sulla TX-90 si starebbe meglio ed avremmo anche potuto dormire, ma lo troviamo chiuso ed avremmo dovuto telefonare al proprietario che, secondo i racconti dei ciclisti passati da qui, è un tipo alquanto originale.

Al Saloon del giudice Bean

Comunque il museo (ingresso gratuito) vale la sosta, leggiamo un po’ di storia del Texas e visitiamo un bel giardino di cactus.
Si continua fino al SEMINOLE S.P. CAMPGROUND, paghiamo il campeggio autonomamente, poiché arriviamo abbondantemente oltre l’ora di chiusura. La tanto agognata macchinetta della Coca Cola la vediamo solo dalla porta a vetri della reception. Fa caldissimo, il vento non smette e sembra che domani sia la stessa cosa, ma a partire dalla la mattina presto. Purtroppo, la nostra applicazione Windy è raro che sbagli.
Siamo morti di fatica, ci siamo fatti 50 km con vento frontale e 38° in ‘sto ca**o di deserto di Chihuahua, il più grande del Nord America tra le altre cose. Montiamo la tenda e non abbiamo nessuna voglia di cenare, abbiamo solo voglia di farci una doccia ed andare a dormire.

19 APRILE – DEL RIO
Distanza: 67 Km (2299)
Dislivello: 333 (16026)
Meteo:☀️

Come da previsioni, c’è stato vento tutta la notte, la tenda si è riempita di sabbia e quando ci svegliamo decidiamo di scendere al centro di interpretazione per fare il caffè, riparati. Purtroppo, il ranger ci dice che non si può cucinare in quel posto e così dobbiamo andare in un sito da picnic inventando un riparo per accendere il fornellino e scaldare l’acqua.

Lavori di ferro lungo le strade del Texas

Si parte verso COMSTOCK a 17 km, inizialmente avevamo pensato di fare una giornata di semi-riposo, ma dopo aver preso qualcosa da mangiare, continuiamo nonostante il vento.

Il Pecos River

Passiamo il Pecos River ed arriviamo così a DEL RIO, fa molto caldo e prima di dirigerci verso gli obblighi di spesa ed albergo facciamo sosta ad un distributore per una rinfrescatina con una bella granita al mango.

Il cliché del texano: stivali, jeans rigorosamente Wrangler e cappellone

Poi sosta da Walmart per fare la spesa e quindi notte in un MOTEL 6 dove ritroviamo un ciclista di Boston, già incrociato in un’altra tappa, spaparanzato a bordo della piscina.
Domani si continua verso AUSTIN.

20 APRILE – BRACKETTVILLE
Distanza: 54 Km (2 353)
Dislivello: 194 (16 220 )
Meteo:🌥️

Sveglia alle 7, siamo troppo stanchi, ci rimettiamo a dormire e ci svegliamo due ore dopo. Passiamo da T-Mobile per ricaricare il telefono, visto che è oramai un mese che siamo in giro e così partiamo alle 10:30-11. Fa caldo ed umido, stanotte è piovuto, la strada è trafficata, l’asfalto una sorta di graniglia incollata, ci si ferma un paio di volte per mangiare qualcosa.
La giornata non è delle più gradevoli. Dal grigio brunastro del deserto fino a Del Rio, adesso il panorama è verde, ma resta monotono come prima.

La pigrizia america fa addirittura creare delle rivendite di alcool nelle quali si può entrare in auto e si viene serviti senza nemmeno scendere. Entri, ordini, sei servito ed esci dall’altra parte, come in un autolavaggio.


Ci fermiamo a BRACKETTVILLE al FORT CLARK SPRINGS MOTEL, un vecchio forte militare, bellino, con un WiFi ignobile purtroppo; peggio di quello trovato dalla megera che ci aveva aumentato il prezzo del motel a Fabens. Facciamo un giro nella proprietà dove vediamo delle belle case, un campo da golf con una cinquantina di cervi che pascolano liberamente poco distanti dai giocatori. Un vero posto bucolico.

Cervi appassionati di golf

21 APRILE – CAMPWOOD
Distanza: 79  Km (2 433)
Dislivello: 426 (16 646)
Meteo:☀️

Come già osservato ieri, siamo in mezzo ad immensi pascoli verdi, ogni tanto l’entrata più o meno artistica di un ranch e nulla di più. Sulla TX-334, praticamente niente traffico poi sulla TX-55 1 po’ di più, ma una giornata tranquilla, oggi notiamo che le auto sono molto rare, i mezzi che ci superano sono quasi sempre pickup rumorosissimi con ruote sovradimensionate, si vede che il machismo texano si mostra anche in questo modo.
Arriviamo verso le 13:30 a Camp Wood, compriamo da bere qualcosa di fresco e poi ci dirigiamo al campeggio LOS RIOS; la novità di oggi è che il mio materassino è buco e quindi dormirò col culo sul duro.

22 APRILE – KERRVILLE
Distanza: 136 Km (2 569)
Dislivello: 1 221 (17 867)
Meteo:🌥️

Anche oggi partiamo al fresco, ma la temperatura col passare delle ore aumenta sempre più. Scegliamo di salire al Nord con la TX-83 e poi, dopo aver raggiunto in circa 30-35 km LEAKEY un villaggio nel quale mangiamo un hamburger per pranzo e compriamo latte e brioche per il pomeriggio.

Gypsy Sally’s si dice che siano i migliori hamburger della zona


Abbiamo deciso di arrivare a KERVILLE, perché prevista acqua per questa notte e domani e sarebbe meglio dormire in un motel che in tenda. La TX-83 è data meno pendente del percorso della ACA e la seguiamo fino a girare a destra sulla TX-39 dove cominciano dei su e giù per una quarantina di chilometri. Poi diminuisce il su ed aumenta fortunatamente il giù. Inizia anche un bel posto con molte ville e villette; si continua passando da HUNT e INGRAM per arrivare finalmente a KERRVILLE.

Stivali texani


Noi dormiamo al LONE STAR INN. Siamo piuttosto… molto stanchi e le previsioni meteo non belle ci spingono a programmare solo una cinquantina di chilometri per arrivare a FREDERICKSBURG.

23 APRILE – FREDERICKSBURG
Distanza: 52 Km (2 621)
Dislivello: 525 (18 392)
Meteo:  ☀️

La sveglia, comincia a suonare alle 7, ma partiamo con molta calma, quasi tre ore dopo. Poca voglia, fa freddo, c’è vento ed è nuvolo.
Usciamo da Kerrville e dopo una decina di chilometri siamo su un altopiano molto carino: pascoli, belle case, molti caprioli. Fa molto freddo, ma bisogna anche ammettere che siamo poco vestiti per la temperatura. Sono solo 50 km che facciamo oggi per non stare a Kerville dato che minaccia pioggia. Scesi verso la cittadina di FREDERICKSBURG ci fermiamo sotto il porticato di una chiesa per cercare l’albergo riparati dal vento. Sulla porta c’è un bellissimo avviso in cui si prega di non entrare armati in chiesa. Pochi chilometri prima, fuori da una casa, avevamo trovato un’altro cartello: Noi non chiamiamo il 911, ci difendiamo con il secondo emendamento.

Messaggi minatori


Prendiamo una camera al SUNSET INN &SUITES. Oggi abbiamo patito freddo ed io sono sempre stanco.

24 APRILE – JOHNSON CITY
Distanza: 63 Km (2 684)
Dislivello: 574 (18 966)
Meteo:☀️

Poco dopo la partenza ci fermiamo subito alla German Bakery, un posto di perdizione zuccherata dal quale Manuela esce con una tonnellata di acquisti: una brioche ottima più uno strudel per lei, più una pasta alla crema per stasera e come pane un magnifico pretzel. Questa sera ceneremo anche con un buon roastbeef acquistato poco lontano. Tappa normale, passiamo da una bella campagna con vacche al pascolo, cerbiatti e fiori. Su Google Map si parla di winery ma vediamo solo molte insegne e niente vigne.

Arriviamo a JOHNSON CITY, dedicata al famoso presidente americano che decise la guerra in Vietnam e dormiamo al BEST WESTERN, ottimo come sempre.

Strani bovini del Texas


Domani saremo a Austin, abbiamo deciso di terminare lì la nostra traversata aggiungendo una gita turistica in auto a San Antonio.