Quebec – New Brunswick

Nota. Il racconto di questo viaggio è stato pubblicato sulla magnifica rivista italiana Cicloturismo nel numero di Gennaio 2022: (Avventura in Québec (dribblando il covid)).

Perché scegliere questo viaggio? Il Québec, detto la Belle Province, offre magnifici paesaggi su boschi a perdita d’occhio e sul fiume San Lorenzo, senza dimenticare l’immersione in una cultura francofona unica rispetto al resto del Nord America. Il Nuovo Brunswick invece offre strade senza traffico, bellissime spiaggie sul Golfo del San Lorenzo e scorpacciate di aragosta e frutti di mare. Tornando verso il fiume, alla fine del viaggio, si percorrerà una lunghissima ciclabile di circa 200 km, tra le più lunghe di tutto il Canada.

Difficoltà e durata del viaggio. Le difficoltà maggiori si devono affrontare sulla riva nord del fiume San Lorenzo con un su e giù continuo e durante la prima tappa dopo l’attraversamento del fiume. Per il resto le salite sono tranquille e la lunghezza delle tappe molto flessibili.
Il percorso è di circa 1300 km e non presenta gradi dislivelli.

Cose da fare e da vedere. Citta di Québec, la contea di Charlevoix, le balene sulla Côte-Nord, Fredericton et la regione de l’Acadie.

Diario di viaggio

Nella mia visione di bambino il Canada era rappresentato dai boscaioli, le case in bois-rond, le giubbe rosse e gli esquimesi, niente di più. Come forse tutti i bambini ho fatto il mio percorso di avvicinamento alla bicicletta: rotelline in cortile, impennate con conseguenti ginocchia sbucciate e sculacciate della mamma, fiori distrutti e sculacciate della nonna. Poi il tifo per i ciclisti del Giro d’Italia ed i miei miti Gimondi, Bugno, ma senza dimenticare il mitico Pantani. Ho sempre continuato a fare bici da corsa occasionalmente, fino a quando esplode la mia bici-mania partendo con mia moglie per una vacanza in Utah e Colorado e salire dei passi oltre i tremila metri fino al culmine dei 4200 metri del Mount Evans, la più alta strada asfaltata del nord America.
Nel 2020 arriva la pandemia, inizia il coprifuoco, finisce il coprifuoco e, non potendo organizzare vacanze in aereo, io e mia moglie, già appassionati delle due ruote, decidiamo di dedicarci ad un altro genere di bici regalandoci due Surly per cominciare a viaggiare in maniera diversa. In questo periodo, causa chiusura frontiere e vivendo da 15 anni in Québec, pensiamo di pianificare il nostro primo viaggio da casa. Vorremmo partire per fare il giro della Nova Scotia, ma la provincia è chiusa essendo in una bolla con pochissimi casi di COVID-19, poi pensiamo di andare in Ontario, ma la provincia è chiusa per i troppi casi, alla fine non ci rimane che restare in Québec lungo il fiume San Lorenzo.
Detto, fatto. Decidiamo di salire lungo la RN 138 verso Baie-Comeau, quando saremo là decideremo il da farsi, sono circa 500 km con molte salite e come primo viaggio ciclo-turistico ci sembra un buon inizio.
L’8 luglio è il giorno della partenza, le borse sono piene, le bici pronte. Cominceremo con la ciclabile a noi nota che dalla città ci porta alle Chutes de Montmorency e poi a Beaupré. L’abbiamo fatta più volte e la conosciamo bene, sappiamo però che con una bici che pesa il triplo di quella da corsa non sarà la stessa cosa.
Dopo una quarantina di chilometri dobbiamo prendere la prima decisione, la 138 o la ciclabile che ci fa salire al centro sciistico di Mont-Sainte-Anne? Vai per la ciclabile, peccato che la zona sciistica di Mont-Sainte-Anne sia anche conosciuta a livello mondiale per le gare di MTB, quindi le pendenze che incontriamo non sono tra le più facili, passiamo dal rapporto più corto al passo spinta, ma non quello dello sci da fondo bensì quello dell’umano che cammina sudando spingendo il proprio mezzo. Si ritorna a pendenze più facili, siamo al villaggetto di Saint-Ferréol-les-Neiges e chiediamo alloggio in un B&B. Pieno, ci risponde la proprietaria; l’ora comincia ad essere avanzata, posti per dormire non ce ne sono e dobbiamo sbrigarci, il tempo non è dei migliori. Fortunatamente, troviamo un albergo una decina di chilometri più avanti, prima che cominci a piovere.
Per la prima giornata il responso è ottimo, come mia moglie scriveva nei suoi temi da bambina: Stanchi, ma soddisfatti siamo arrivati a destinazione.
Giorno due, una nebbiolina ci accompagna per le prime ore, dovendo percorrere strade trafficate, indossiamo dei gilet fluo per meglio farci vedere e cominciamo a pedalare sulla 138. Questa strada è la più importante della riva nord del fiume e, di conseguenza, il traffico è abbondante, fortunatamente la corsia di emergenza destinata anche alle bici è larga per poter pedalare in sicurezza, unico difetto il rumore delle auto e dei camion. Le salite, che arrivano anche al 12%, si susseguono una dietro l’altra, il punto massimo di quota si avvicina agli 800 metri. Oggi ci faremo un migliaio di metri di dislivello positivo per quasi cento chilometri di pedalata con destinazione La Malbaie, uno dei centri più chic della provincia, nella regione che ha ospitato il G7 del 2018.

Che la scelta di questo itinerario sia un po’ esagerata? Vietato pensarlo, il nostro passato di alpinisti ci ha lasciato comunque una buona resistenza ed il nostro motto di quasi pensionati è SOS: Slower – Older – Smarter.
Altra giornata, altro regalo, prossima tappa Tadoussac. Siamo già stati molte volte a Tadoussac, il villaggio è un centro molto conosciuto per le crociere di avvistamento balene, ma questa volta ci dormiremo solamente. A volte capita di riuscire a vedere anche i beluga che nuotano non lontano dal traghetto che permette di attraversare il fiordo del Saguenay, ma oggi l’unico piacere è quello di superare la lunga fila di auto che aspettano il loro turno per passare sulla sponda opposta. La Route des baleines su cui stiamo pedalando non tiene fede al proprio nome, niente balene durante la breve traversata.
Siamo a circa metà strada per la nostra prima destinazione, l’idea iniziale era quella di continuare verso la foce del fiume e la fine della strada 138, ma il ritorno in autobus potrebbe diventare problematico visti i giorni disponibili, le cattive previsioni meteo dei prossimi giorni e la diminuzione dei servizi di trasporto pubblici causa pandemia. Propongo di fermarci a Baie-Comeau, prendere il traghetto per la riva sud del fiume e fare il giro della provincia del New Brunswick, ritornando in bici a casa. Nessun mezzo di trasporto che la bici e le nostre gambe, i giorni a disposizione sono sufficienti se i nostri muscoli reggeranno lo sforzo, altrimenti in quasi ogni posto potremo affidarci ai mezzi pubblici per accelerare il ritorno a casa.
Puntuale arriva anche il nostro battesimo con un temporale, siamo in mezzo al nulla e vediamo piovere in lontananza, ma il vento tira nella nostra direzione, quindi nel giro di poco un bell’acquazzone ci inzuppa fino alle parti più nascoste. Fortunatamente non dura molto e, dopo esserci riparati in un centro di osservazione ornitologico, riusciamo anche a prenotare un B&B per la notte di oggi.

I due giorni successivi ci portano nella zona di Pointe-des-Outardes. Durante la quarantina di chilometri che ci separano da Baie-Comeau, in mezzo alla bassa vegetazione vediamo muovere qualcosa; una decina di minuti prima avevamo visto delle tracce di zoccoli che, viste le dimensioni, sono quelli di un alce passato da poco.  Anche se ci farebbe piacere vederne uno, sperduti nel nulla e senza riparo, l’incontro con un alce potrebbe essere pericoloso quanto l’incontro con un orso. Fortunatamente, oggi non incontreremo né orsi, né alci, i movimenti in lontananza sono quelli di una famiglia di oche canadesi che se ne va tranquillamente a zonzo negli stagni intorno a noi.

La decisione di passare sull’altra sponda del fiume si avvera saggia, la giornata della traversata di 2 ore e mezza che ci porterà nella regione della Gaspésie e più precisamente a Matane, comincia piovosa, ma dopo poco il cielo torna completamente sereno. Oggi dovrebbe essere una giornata di riposo, solo 30-40 chilometri. Cominciando la risalita della valle che ci permetterà di arrivare a Matapédia, vediamo che le pendenze non sono da riposo e quando raggiungiamo la cabane à sucre che ci ospiterà, siamo distrutti.

Il New Brunswick si avvicina, prima di passare il posto di blocco per la verifica dell’avvenuta doppia-vaccinazione anti-COVID, passiamo in parte ad una chiesa bruciata, la polizia sta ancora indagando, quindi non si conoscono i colpevoli, ma ci troviamo in una riserva indiana e fuori dall’inferriata c’è una bandiera canadese con la scritta “SHAME” (Vergogna), per terra una lunga fila di scarpe da bambino; i riferimenti sono al ritrovamento di centinaia di corpi di bambini nei cimiteri dei vecchi collegi per autoctoni. Fino a pochi anni fa, la chiesa allontanava dalle famiglie i bambini dei popoli pellerossa ed eschimese per “civilizzarli”, renderli cioè meno selvaggi, più istruiti e civili, purtroppo su questa storia non molto conosciuta fuori dal Canada si sono lette storie di orrore.

Chiese bruciate misteriosamente

Torniamo al nostro viaggio, passato il ponte siamo in New Brunswick, a Campbelton. Da qui, per qualche giorno, resteremo sulla costa e viaggeremo lungo la Route du littoral acadien che ci porterà fino alla città di Moncton e di nuovo nell’entroterra. Sulla costa ci sono bellissimi scorci della baia e degli allevamenti di ostriche. Il proprietario di uno dei B&B in cui dormiamo ci dice che nella baia ci sono circa 25.000 gabbie per l’allevamento di questi molluschi.  L’arrivo a Moncton coincide anche con una altra bella lavata, fortunatamente riusciamo a ripararci prima di essere completamente inzuppati. Si potrebbe decidere di fare un giorno di riposo come fanno molti cicloturisti, ma questa vacanza ha i giorni contati quindi, spinti dalle pessime previsioni metereologiche, decidiamo di prendere un autobus per Fredericton. Saggia decisione, diluvia tutto il giorno successivo.

Nonostante la città sia molto interessante, salteremo la visita della capitale del New Brunswick, perché eravamo già venuti qui anni fa in auto con figlia e nonna. Sotto un bel sole partiamo la mattina presto su una bella ciclabile che ci fa uscire dalla città in sicurezza, poi l’attraversamento delle colline che ci porterà prima a Woodstock, quindi a Perth-Andover e finalmente a Edmundston dove comincia una lunga ciclabile in finissima polvere di roccia che con oltre 100 chilometri ci permetterà di ritornare sulle rive del nostro fiume. In questi tre giorni, attraversiamo infiniti campi di patate, un villaggio con il più lungo ponte coperto del mondo, siamo superati da treni lunghi fino a 5 chilometri e pedaliamo in riva a fiumi sulle cui sponde, spesso nidifica l’aquila dalla testa bianca, simbolo degli Stati Uniti. Il GPS, spesso ci consiglia di entrare nel Great Trail, il sentiero trans canadese che vorrebbe essere la ciclabile che unisce il Pacifico all’Atlantico, ma i nostri tentavi sono interrotti dal pessimo stato della carreggiata che ci consiglia di seguire l’asfalto della strada nazionale.

La meta finale sembra avvicinarsi, ma la mia dolce metà ha un’idea geniale. Dato che abbiamo ancora dei giorni disponibili, perché non deviare da Dégelis e fare il giro del Parco del Lac-Témisquata? È così che sotto un bel sole abbandoniamo il piattume della bella ciclabile e ricominciamo a salire per raggiungere St-Michel-du-Squatec. Ci installiamo con la nostra vecchia tenda in un bel campeggio comunale, mangiamo rapidamente sentendo tuoni in lontananza e puntuale arriva un bel temporalone che ci obbliga a stenderci nella nostra tendina-sarcofago. Cosa fare dato che è impossibile uscire a prendere aria? Chiudere gli occhi alle 20:30 ed aspettare il prossimo giorno.
La mattina si presenta freschina, andiamo in una piccola drogheria del paesino, ci prendiamo un caffè caldo e mentre lo sorseggiamo all’esterno, un signore di passaggio ci chiede dove siamo diretti. Alla mia spiegazione segue la sua risposta: Quoi? Vous faites la côte? (Cosa? Fate la salita?) Dal suo tono sembra che questa côte, sia una cosa mostruosa, un Mortirolo in pieno Québec. Vero che abbiamo 35 chili di bici, vero che ci sono pendenze che sono intorno al 10%, vero che la affrontiamo all’inizio della giornata con oltre 1500 chilometri nelle gambe e si sale per altri 4-5, ma tranquillamente la famosa côte è superata e non era per niente terribile. Scesi di nuovo al lago, cominciamo a pedalare in orizzontale per Rivière-du-Loup. Verso la fine della ciclabile superiamo un ciclista a ginocchioni in parte alla sua bici, ci fermiamo e gli chiediamo se ha bisogno di aiuto, ma lui ci risponde che sta raccogliendo funghi. In Québec non c’è la tradizione della raccolta di funghi e questo signore ha una retina con almeno un paio di chili di finferli freschissimi. Continuando a pedalare, per almeno 2-3 chilometri sul bordo della strada, le molte piante di lamponi sono intervallate da macchie gialle di funghi. Peccato non essere attrezzati, nel campeggio di questa sera potremmo farci un ottimo risottino.
Rivière-du-Loup, L’Islet-sur-Mer, Québec, poco più di 200 chilometri. Conosciamo bene il percorso avendolo già fatto in senso inverso, ma purtroppo nei due giorni che impiegheremo per tornare a casa abbiamo sempre il vento contrario ed il secondo giorno ci faremo 112 chilometri con un vento di circa 10 nodi con raffiche a 20, tutto in piano, ma sembra di essere sullo Stelvio…

La chicca finale sono gli ultimi 5 chilometri che faremo sotto una pioggerellina fine, ma oramai siamo a casa. La nostra avventura è durata 22 giorni, durante i quali abbiamo pedalato per 1880 chilometri. È stato il nostro primo viaggio di cicloturismo, ma dopo solo un giorno a casa, non ho già più voglia di lavorare, la mia pensione si avvicina e la voglia di libertà aumenta. E se la anticipassi? A cena dico a mia moglie: Sai che in ottobre ci saranno dei voli su Cuba? Che ne dici di una piccola traversata da Santiago a La Havana? Non pensi che dovremmo ricominciare a studiare un po’ di spagnolo? Lo sguardo di mia moglie non è il solito di quando sparo le mie cavolate, vedo dell’interesse nei suoi occhi, l’inverno canadese dura sei mesi, noi stiamo cominciando a diventare vecchi ed in ottobre a Cuba c’è una temperatura più che piacevole, poi come mi disse un grande cicloturista milanese: C’è l’aliseo che ti spinge nella schiena, sarà tutto più facile.